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BIOGRAFIA DI MONS. FILIPPO TIPALDI
FONDATORE DELLE SUORE OBLATE DI SAN FRANCESCO SAVERIO
1. Nascita e prima formazione cristiana e intellettuale
Filippo Tipaldi nacque a Napoli il 23 marzo 1669 “alle case di Leone alla Giudecca”; i suoi genitori, Nicola e Anna di Benedetto, si premurarono di farlo battezzare lo stesso giorno dal parroco della chiesa di S. Giovanni in Corte dal sacerdote Giovanni Antonio D’Orso Panse e al bambino vennero imposti inomi di Filippo Sabato Antonio.
I primi studi li compie nella sua Napoli, ma una vera formazione intellettuale la riceve a Roma, all’Università “La Sapienza” dove, a 23 anni, gli viene conferito il dottorato in “Utroque Jure”. Fresco laureato, con all’orizzonte il confronto con i moti e le marette sociali ed economiche nel suo tempo, il 20 dicembre 1692, viene ordinato sacerdote. Difficoltà e conflitti, di stratigrafia culturale ed estensione sociale, si amalgamano fino a scoppiare nella febbre illuministica; alcuni momenti politici prepararono o favorirono questo processo: la morte di Carlo II d’Asburgo, privo di eredi al trono di Spagna, sgretolò il precario equilibrio europeo, mentre la guerra di successione spagnola (1700-1714) influenza notevolmente anche la nostra penisola e il Regno di Napoli in modo determinante.
Insieme a questo fermento intellettuale si ebbe un forte impulso religioso, che tendeva all’affermazione delle strutture secolari della chiesa nei confronti di una moltiplicazione indiscriminata di ordini e congregazioni religiose; questa religiosità venne a coniugarsi, non sempre in modo univoco e fruttuoso, con le varie situazioni politiche e culturali con cui veniva a contatto la chiesa: lo stesso giansenismo, terminata l’iniziale ostilità con la compagine civile, finì con allearsi a questa contro la Santa Sede e il papa, divenendo così “un movimento parallelo al giurisdizionalismo”.
2. Il ministero sacerdotale del Tipaldi a Napoli (1692-1717)
Dopo la laurea in “Utroque Jure” a Roma e l’ordinazione sacerdotale, il giovane don Filippo Tipaldi nella sua Napoli comincia ad espletare il ministero sacerdotale. Le affermazioni circa i suoi studi a Roma e la celebrazione per il dottorato giuridico sono una testimonianza di primo piano in quanto il sacerdote don Gaetano Trinciante vi partecipa personalmente; ma anche il resto dell’attività napoletana del Tipaldi, nella ricordata testimonianza resa per il processo della Dataria quando si trattò di chiamare il Tipaldi all’episcopato, viene sufficientemente illuminato. In questi termini si esprime il Trinciante:
“Egli è stato confessore di condannati a morte per molti anni, confessore straordinario di monache, et al presente è confessore penitenziere della Chiesa metropolitana di Napoli e missionario della Congregazione di Propaganda Fide. In detta città, et in tutte dette cariche si è sempre portato con scienza, prudenza, pietà e lode universale. Predicatore di quaresimale in diverse città nel Regno di Napoli…”
La figura del sacerdote Filippo Tipaldi, come quella di molti ecclesiastici e religiosi del Regno di Napoli, smentisce l’estremismo negativo di alcuni giudizi, come quello di Paolo Mattia Doria, che nel 1710 scriveva: “Le povere virtù civili non ricevono alcun soccorso dalla religione”.
3. Il Tipaldi Vescovo di Ariano (1717-1748)
Dopo il periodo di fecondo apostolato, come sacerdote nella città di Napoli, e dopo il Processo, per verificare la sua solidità dottrinale e le qualità necessarie per un vescovo, il Tipaldi, stando alla testimonianza del sacerdote Gaetano Trinciante, viene trovato ineccepibile, anzi di notevoli profondità nell’esercizio delle sue mansioni e di solida fede e costumi, tali da renderlo degno di essere promosso alla cattedrale di Ariano. Il Tipaldi fu quindi nominato vescovo di Ariano a 48 anni; il 15 giugno 1717 prestò giuramento a Roma e il 20 dello stesso mese fu consacrato vescovo dal cardinale Lorenzo Corsini, futuro Papa Clemente XII.
Nei suoi 30 anni di episcopato, si rivelò padre buono e pastore zelante. Il Tipaldi seppe leggere i segni dei tempi ed attuare ciò che potesse favorire il bene spirituale del popolo. Rivela la sollecitudine nei momenti in cui si richiedeva un rapido intervento. Il sisma del 20 marzo 1731 provocò danni alla città di Ariano, tuttavia non apportò nessun lutto come era capitato nella città di Foggia, dove i morti si contavano a migliaia. Grato al Signore per lo scampato pericolo, il vescovo indisse una settimana di preghiere e di penitenze e organizzò una missione popolare, predicata dal gesuita padre Giambattista Cacciattoli sia in Ariano che nei paesi della diocesi.
4. Una fondazione religiosa del Tipaldi in Ariano: il Conservatorio delle Suore Oblate di San Francesco Saverio
Rispondendo alla richiesta di alcune donne, desiderose di cambiar vita, dopo una missione popolare, aprì loro le porte di un’ala del locale “Ospedale dei Pellegrini”, dando origini, nel 1731, alla fondazione del Rifugio di San Francesco Saverio. Il terribile terremoto del 1732 seminò rovine e vittime in tutta l’Irpinia e anche l’edificio del Rifugio fu molto danneggiato, pertanto anche le donne fecero ritorno nelle loro rispettive famiglie. In quella circostanza rifulse grandemente lo zelo caritativo ed apostolico del vescovo Tipaldi.
Preoccupato del bene spirituale del popolo e mosso dal desiderio di favorire la vita religiosa, ristrutturò i locali e fondò il “Conservatorio delle Suore Oblate di San Francesco Saverio”, il 25 dicembre 1732, non più per donne convertite, bensì per oneste civili donzelle e giovanette desiderose di consacrarsi al Signore. Esso accoglieva le giovani provenienti dal basso e medio ceto sociale che non potevano entrare tra le Benedettine per mancanza di dote. Sono le prime Suore Oblate di San Francesco Saverio, intente alla preghiera, al sacrificio, al lavoro manuale e all’assistenza della gioventù.
Fin dall’inizio Mons. Tipaldi contribuì al sostentamento della giovane comunità, riuscì a sanare i danni del terremoto del 1732 con l’aiuto della regina Maria Amalia di Sassonia, moglie di Carlo III, come egli informava la S. Sede nella relazione del 1736. Notando i costanti progressi delle Oblate, nel 1741, diede loro le prime Regole e Costituzioni confermate e stampate nel 1746.
Oggi, la Congregazione delle Suore Oblate di San Francesco Saverio rappresenta una testimonianza ancora attuale del suo zelo apostolico.
5. Spiritualità di Mons. Filippo Tipaldi e Carisma delle Suore Oblate di San Francesco Saverio
In realtà gli scritti e i documenti utili per poter tracciare un profilo esaustivo del vissuto spirituale, teologico e pastorale del nostro fondatore, sono insufficienti. Ma dal suo scritto più sapienziale, rappresentato dalle Regole delle Oblate, egli si mostra eccellente Maestro di vita spirituale e di saggezza. Tutto è all’insegna di festosa serenità.
La sua vita interiore ricca, permeata dalle tre virtù teologali: fede, speranza e carità, si caratterizza in questi quattro punti fondamentali:
Mons. Filippo Tipaldi

1. Quella fiamma d’amore che ardeva in Mons. Filippo Tipaldi, per Dio e per il prossimo, si evidenzia nelle visite pastorali e nelle visite ad limina. Anche nelle prime Regole date alle sue suore (1741), la parola carità ricorre per ventidue volte.
2. Come padre pieno di bontà e di compassione, egli soccorse le famiglie disagiate della sua Diocesi, come servo umile e povero. Inoltre fondò il Conservatorio proprio per accogliere le ragazze povere, aventi la vocazione alla Vita Consacrata, sostenendole a proprie spese.
3. Dai documenti archivistici si apprende che il Tipaldi, oltre alla cura della formazione del clero, si prese cura anche dei piccoli e dei giovani, esprimendo in modo mirabile virtù d’ingegno, di cuore e di tenerezza. Per questo fu amato e apprezzato dal clero e dall’intera popolazione.
4. “Io sono il Buon Pastore … Il buon Pastore dà la vita per le sue pecore” (Gv 10,11). Questo brano fu di grande ispirazione nel ministero sacerdotale e pastorale di Mons. Tipaldi. La sua predicazione e il suo comportamento ebbero un solo modello: Gesù Benedetto. Infatti, in tempi di calamità naturali egli rappresentò la Divina Provvidenza per soccorrere le popolazioni provate, coinvolgendo le autorità civili e religiose del suo tempo.
6. Mons. Filippo Tipaldi e l’OBLAZIONE
Certamente Mons. Tipaldi amò in modo sublime Gesù come uomo, come Dio e soprattutto come sposo Crocifisso, Nudo e Abbandonato. Chissà quante volte lui si è fermato ai piedi di un Crocifisso contemplando le Sue piaghe e il Suo sangue prezioso sparso per la nostra salvezza. Dal suo sguardo fisso e amoroso verso Dio, nasce nel cuore del nostro venerato Fondatore il carisma dell’Oblazione. Dal Suo Sacratissimo Cuore coronato di spine, egli attinge un rapporto personale con Dio nella preghiera e nel nutrimento della Parola alla mensa eucaristica.
Coprì il corpo nudo di Cristo con la spoliazione di se stesso. Si privò delle sue ricchezze e delle sue certezze per abbandonarsi al suo amato popolo, a imitazione di Gesù Cristo, il quale pur essendo Dio, “svuotò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini” (Fil. 2,6).
